L'indagine app COVID-19 di House of Data Imperiali
Secondo un campione di esperti servono garanzie su app e utilizzo dei dati
Poca affidabilità e rischi. Ecco cosa emerge dall’indagine su un gruppo di esperti realizzata dall’Osservatorio Data Protection riguardo al sistema pubblico che gestirà i dati Covid-19. Servono subito adeguate garanzie a protezione dei dati dei cittadini.
Nel contesto della raccolta e dell’utilizzo dei dati per il Covid-19, le garanzie esistenti a protezione dei dati personali non sono sufficienti. Lo dice un campione di esperti di privacy, diritti e data protection che ha risposto all’indagine realizzata dall’Osservatorio Data Protection di House of Data Imperiali.
Il panel intervistato sembra consapevole del contesto di emergenza. Considera infatti opportuno che le istituzioni decidano di raccogliere e utilizzare i dati personali con finalità legate alla salute (92,1%) e ritiene accettabili alcune forme di riduzione della privacy a questo scopo (75%).
Ciò nonostante, ed è questo l’aspetto più indicativo dell’indagine, una significativa maggioranza (67,1%) è convinta che servano ulteriori garanzie a protezione dei dati dei cittadini.
La previsione di una futura riduzione della privacy appare largamente condivisa. A partire da questo momento di contingenza, infatti, il 75% degli intervistati pensa che i cittadini dovranno abituarsi a periodiche cessioni di privacy, connesse al Covid-19 o anche ad altre emergenze.
È in virtù di questa prospettiva che vengono però sottolineate alcune preoccupazioni.
Se l’80% del gruppo ritiene indispensabile che un’applicazione digitale per la raccolta dei dati relativi al Covid-19 sia gestita da istituzioni pubbliche, un’altrettanto ampia maggioranza (68,4%) pensa che i cittadini debbano preoccuparsi della raccolta dei propri dati sanitari e di spostamento.
Una parte diffusa degli intervistati ravvisa poi due tipologie di rischi: il 63,2% considera possibile che i dati personali raccolti con un’app per il Covid-19 finiscano all’estero; ed il 57,9% ritiene probabile che saranno inevitabilmente sfruttati da aziende private.
La richiesta di ulteriori garanzie a protezione dei dati dei cittadini emerge quindi in modo netto. Da una parte, il sistema pubblico (in questo caso quello sanitario) non è considerato affidabile: il 39,5% non lo ritiene in grado di proteggere adeguatamente i dati personali, e il 56,6% è sicuro che non sia esente da rischi.
E dall’altra, pur considerando che l’app per il Covid-19 verrà effettivamente proposta ai cittadini (67,1%), tre esperti su quattro pensano che i cittadini stessi potranno stare tranquilli solo se lo Stato garantirà il limitato termine d’uso dei dati, la cancellazione alla scadenza e le precise modalità dell’utilizzo.